Portatore di un ideale alpinistico volto non tanto alla ricerca della difficoltà pura, quanto all'esplorazione dei gruppi montuosi dell'intero arco alpino, da studioso estremamente pignolo e stesore di guide di valore riconosciuto, e all'ascensione alpinistica intesa come momento estetico, aprì numerosissime vie anche di difficoltà non elevate, con i compagni più vari.
È considerato uno tra… (more)
Portatore di un ideale alpinistico volto non tanto alla ricerca della difficoltà pura, quanto all'esplorazione dei gruppi montuosi dell'intero arco alpino, da studioso estremamente pignolo e stesore di guide di valore riconosciuto, e all'ascensione alpinistica intesa come momento estetico, aprì numerosissime vie anche di difficoltà non elevate, con i compagni più vari.
È considerato uno tra i migliori alpinisti italiani e fu decorato della medaglia d'oro al merito alpinistico.
Nel 1942 viene richiamato alle armi e, come sottotenente degli alpini, è istruttore presso la scuola militare alpina di Aosta. Dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943, aderisce alla resistenza e al CLN.
Con un gruppo di ex-commilitoni organizza un gruppo partigiano in una malga sull'Alpe Berio in Valpelline. La posizione strategica a ridosso del confine italo-svizzero e l'esperienza alpinistica del gruppo permise di mettere in salvo oltre confine centinaia di antifascisti, tra i quali Luigi Einaudi, ed ebrei perseguitati dalle leggi razziali fasciste.
Per il sostentamento e l'autofinanziamento, il gruppo di Castiglioni contrabbandava con le guardie svizzere forme di formaggio, in questo modo, risultava anche più facile far attraversare la frontiera ai fuggiaschi. Ma in una di queste operazioni Castiglioni fu arrestato sul confine Svizzero ed accusato di spionaggio e contrabbando. Dopo una breve reclusione viene rimpatriato ma ormai il territorio svizzero gli è vietato.
Rientrato in Italia cerca di ricostruire un gruppo come quello del Berio. Forse proprio per questo motivo torna clandestinamente e sotto falso nome in Svizzera ma viene arrestato. Privato degli scarponi da montagna, della giacca a vento, dei pantaloni e degli sci è trattenuto nell'Hotel Longhin a Maloja, il 12 marzo 1944 fugge vestito di una coperta, lenzuola e senza scarpe verso l’Italia scavalcando di buon mattino le Alpi attraverso il Passo del Forno. Privo di indumenti adatti, però, si accascia sfinito sulla neve e muore assiderato pochi metri dopo il confine di Stato.
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